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"Una mente bella vive in un mondo bello"

Zanardi: una persona importante

Questo 2020 sta diventando un anno da dimenticare. La società degli uomini è stata duramente messa alla prova dalla pandemia e, neanche ad un mese da un parziale ritorno alla libertà di movimento, dobbiamo fare i conti con una notizia di quelle che nessuno vorrebbe ascoltare. Alex Zanardi, colui che tutti consideriamo amico, pur senza conoscerlo, è in ospedale  e versa in condizioni definite “gravissime”.

Se un giorno un extraterrestre dovesse leggere queste mie righe farebbe fatica a trovare il nesso tra la pandemia e Zanardi. “Chi è costui?” si chiederebbe l’alieno lettore. Perché molte persone, in questo momento, si mostrano più preoccupate della salute dell’uomo Zanardi, piuttosto che della propria incolumità minacciata dalla pandemia?

Gli esseri umani sono per natura portati alla solidarietà tuttavia questa inclinazione non basta, da sola, a spiegare l’enorme partecipazione emotiva che centinaia di persone hanno verso qualcuno che non conoscono personalmente ma che, per ciascuno di loro, appare come una persona importante, quasi facente parte della propria famiglia.

Questa percezione di appartenenza che la gente comune ha verso un personaggio pubblico particolarmente significativo non può che destare curiosità. Ancora una volta la psicologia, con la sua storia ricca di contributi importanti, ci aiuta a spiegare cosa succede e, soprattutto, perché.

IL VIAGGIO DELL’EROE

Quelle persone che si fermano in raccoglimento davanti all’ingresso dell’ospedale di Siena e quell’altre che sospendono, anche solo per un minuto, le loro attività e dedicano un pensiero a Zanardi ricoverato in terapia intensiva, non lo fanno per dovere di solidarietà ma per qualche altro motivo ben più importante. Queste persone sentono che c’è qualcosa di profondo, emotivamente significativo, che le lega alla storia di quell’uomo che magari hanno visto solo sullo schermo del telefono o della tv. Ma è rilevante averlo potuto conoscere di persona? Evidentemente no, perché ciò che hanno conosciuto di lui è esattamente ciò che è veramente importante per loro.

La vita è un viaggio. Quante volte avete sentito questa frase? Forse potrebbe apparire banale, ma nella sua logora brevità racconta tutto ciò che serve. Comunque lo si voglia vedere, che sia un viaggio attraverso il tempo, lo spazio, dentro se stessi, comunque siamo chiamati a compiere un percorso. Si tratta di una strada dove le sfide vanno raccolte, dove si deve imparare velocemente dagli errori, dove quello che accade ci cambia, ci fa crescere e diventare più saggi.

UN CAMMINO SOLITARIO

Qualunque sia il tuo nome all’anagrafe o il tuo codice fiscale, questo viaggio lo devi compiere e non puoi delegare a nessun altro le sfide che verranno. La soluzione a quelle difficoltà che incontrerai, il raggiungimento degli obiettivi che ti prefiggerai sono cose assolutamente personali, che non puoi pensare di dividere con qualcun altro. Ed ecco un’altra logora ma assoluta verità: ciascuno, rispetto al viaggio della vita, è solo.

Perché è cosi? Non lo sappiamo ma siamo consapevoli che questa esperienza riguarda tutti gli uomini, fin dalla nascita della storia. Ci sono alcune dimensioni di questa esperienza della vita che sono universali e costanti, nello spazio e nel tempo. Il grande psicoterapeuta Carl Gustav Jung si occupò proprio di questo quando descrisse la sua teoria degli archetipi.

L’eroe è una figura archetipica, che rappresenta ciascuno di noi, impegnato in un difficile cammino per l’affermazione della propria unicità, continuamente costretto a fare i conti con enigmi impenetrabili e con le forze sconosciute della natura.

IL MENTORE

In ogni storia degna di questo nome il protagonista incontra prima o poi una o più figure che risultano determinanti nel motivarlo e nel guidarlo verso il supermento delle prove che si trova ad affrontare. Anche nella vita reale ciascuno può conservare il ricordo di qualcuno che è stato determinante con la sua presenza o le sue parole, anche solo per un breve periodo, nell’attraversamento di una fase importante del nostro cammino.

La figura del Mentore è un’immagine archetipica, ovvero una figura reale con un forte significato psichico. Il Mentore è anche una figura mitologica. Il mito, infatti, rappresenta un condensato simbolico dell’esperienza psicologica collettiva e segue quindi temi universali.

È proprio dal mito di Ulisse che prende il nome la figura del Mentore, nome di un amico di Ulisse, maestro di Telemaco, dietro alla cui identità si celava la dea Atena.

Questo Archetipo è di solito una figura positiva, nobile e saggia, che guida il protagonista, l’Eroe, nel cammino della vita. Solitamente, nelle storie mitologiche, si tratta di qualcuno che possiede una lunga esperienza ed una conoscenza profonda dei misteri della natura e della vita. S’incarna nelle immagini del vecchio saggio, dell’antico guerriero ma anche dello gnomo, del mago o di un animale magico.

Esempi classici sono: Mago Merlino, il Grillo Parlante, Gandalf, Yoda, ecc.

“SEMPRE DUE CI SONO, NÉ PIÙ E NÉ MENO: UN MAESTRO E UN APPRENDISTA” (Yoda – Star Wars)

Voglio ricordare che il Mentore, essendo una figura archetipica, rappresenta una funzione psicologica, una dinamica della mente, prima ancora che una figura umana. Questo significa che al di là della sua essenza materiale, il mentore è oggetto di un meccanismo proiettivo per cui la psiche attribuisce a quella persona un significato determinante rispetto alle proprie vicende personali. Quello che nel linguaggio comune viene descritto con espressioni del tipo “…quella persona è per me un punto di riferimento”.

Ciò significa che non è realmente importante se il Mentore ha fatto parte della nostra vita in maniera concreta. Conta molto di più che abbia una qualche caratteristica importante per la nostra psiche o per la nostra esperienza individuale. Questo aspetto è inoltre soggetto a modifiche in relazione alle fasi della vita. Infatti la figura del Mentore non è unica ma si può presentare in molte forme diverse nei vari momenti del nostro percorso nel mondo.

Personaggi pubblici come Zanardi, che rappresentano un esempio di coraggio, determinazione e forza d’animo, sono soggetti adattissimi ad assumere la funzione di Mentore. Molte persone, che magari vivono un momento della loro vita dove quel tipo di esempio è necessario per l’equilibrio psicologico, possono trovarvi ispirazione per le proprie azioni.

Naturalmente non è sufficiente la notorietà perché si possa rappresentare il questa figura archetipica: il Mentore ha qualità morali ed un’etica dell’agire che rappresenta valori universali in armonia con le leggi della vita. Quindi il binomio notorietà-mentore (se ci limitiamo a questo) non corrisponde alla realtà poiché i modelli di comportamento legati alle mode non sempre sono rappresentativi delle leggi universali.

Concludo ricordando che ciascuno si trova in un determinato punto della vita e del percorso di conoscenza su di sé e sul mondo. Siamo istintivamente attratti da coloro che percepiamo possano insegnarci qualcosa. Quindi trovo estremamente vera la citazione di Yoda, Gran Maestro dell’ordine cavalleresco Jedi, nella saga di Guerre Stellari: “sempre due ci sono […] un maestro e un apprendista”.

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Dott. Federico Milione - Mindesigner
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